L’infra-ordinario e la coscienza di sé. #Anno2020Covid19


Riacquista grande attualità in questi giorni di costrizione all’interno delle mura domestiche il saggio di Georges Perec “L’infra-ordinario”, che tratta dell’incapacità dell’uomo di soffermarsi con maggior attenzione su ciò che è la vita di tutti i giorni: “Quello che succede ogni giorno e che si ripete ogni giorno, il banale, il quotidiano, l’evidente, il comune, l’ordinario, l’infra-ordinario, il rumore di fondo, l’abituale, in che modo renderne conto, in che modo interrogarlo, in che modo descriverlo?” Ora, ciò che è abituale, a cui prima non davamo importanza, è la parte più evidente della nostra vita, ridimensionata da una dilagante pandemia mondiale: le cose prima trascurate, che ora riscopriamo facendo ordine in casa, ci parlano e ci dicono qual è la nostra giusta direzione.

Mentre la ricerca dell’evasione e dello svago ci allontanava, prima, da ciò che ci è più affettivamente e mentalmente vicino, i nostri ricordi, i nostri progetti, i nostri scritti, i nostri affetti, adesso chi è forzatamente lontano e fisicamente irraggiungibile diventa ancor più desiderato e ci fa scoprire la nostra interiorità, i nostri più sani sentimenti. Quella domenica dell’8 marzo 2020 che termina un week-end, un sogno, una sottovalutata emergenza, e inizia il risveglio, per una maggior consapevolezza, di tutti. Dedico queste mie riflessioni ad una persona lontana ma affettivamente vicina che si sentirà toccata da queste mie parole.

Forse si tratta di fondare, ora, la nostra propria storia personale: quella che parlerà di noi, che andrà cercando - dentro di noi - quello che abbiamo per così tanto tempo trascurato. Non più l'esotico, ma l'endotico. Prima, nella frenesia di una vita aperta e logisticamente movimentata, dormivamo “un sonno senza sogni”, in una sorta di narcosi della coscienza di sé. Ora i nostri sogni si colorano di scenari incantati e ci risvegliamo ringraziando Dio, per chi ci crede, di non essere come molti in un letto di ospedale.

Questa emergenza sanitaria di proporzioni che non potevamo immaginare, ci costringe a riappropriarci del nostro tempo e della nostra vita, a guardarci dentro, all’infra-ordinario della quotidianità, ad una maggior coscienza di noi stessi e delle nostre scelte. L’immaginazione, la creatività, l’emotività hanno più tempo per manifestarsi, seguendo un personale percorso formativo e culturale che ciascuno di noi è libero di arricchire come meglio crede. Non dobbiamo arrenderci. 

   Milano, 29. 3.2020
   Avv. Giovanni Bonomo – Candide C.C.




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