ATEO? No, LAICO, grazie. Legenda: E C M, per vivere tutti felici e contenti.
“Ateo”? è un brutto termine
inventato dai credenti. La nota formula E = mc2 di Einstein contiene le
iniziali di tutti e tre (Ebrei, Cristiani, Musulmani) per vivere felici e contenti.
L'assolutismo e le ideologie sono sempre legate a forti convinzioni religiose e rappresentano uno dei motivi principali per cui è lecito ritenere la religione una forza che favorisce il male nel mondo.
Quando mi è stato chiesto se
ero "ateo", mi sono divertito a sottolineare che chi mi rivolgeva la
domanda era a sua volta
ateo
nei confronti di Zeus, Apollo,
Amon-Ra, Mitra, Baal, Thor, Odino, il Vitello d'Oro e così via. In fondo, sono
ateo
solo nei confronti di un dio in più, quello biblico.
Se ci vien posta la domanda: "Credi nello Yeti?" La risposta non è "Sono ayetico" (roba da Zelig), ma semplicemente NO, non credo nell’esistenza dello Yeti.
Noi liberi pensatori e non credenti siamo costretti a usare un termine, per distinguerci, che contiene in sé la negazione di una caratteristica, sul presupposto di una mancanza: a-teo. Ma quale mancanza? Io dovrei sentirmi definito come menomato nella credenza in "Dio", come se questa fosse presupposta e naturale. Io non sono senza qualcosa, come non sono senza qualcosa tutti i liberi pensatori. Si presuppone che nella norma siano i credenti, e che siamo noi, liberi pensatori, a dover dare delle spiegazioni.
Laddove – almeno dall’Umanesimo in poi passando per l’Illuminismo – a dare delle spiegazioni dovrebbero essere i “credenti”. Gli abramitici dovrebbero imparare dai loro laici, dai loro “atei”, ad affrontare la questione della finitudine dell’esistenza senza ricorrere a metafisiche illusorie di sopravvivenza post mortem, con il loro portato storico di fanatismo, intolleranza, coazione a credere, persecuzioni dei non credenti. E spirito di crociata, di herem, di jihad.
Se il termine "laico" non fosse stato abusato dai credenti e sputtanato in tutte le sue forme (perfino il Papa si è dichiarato laico in un discorso) non ci sarebbe bisogno di usare il termine "ateo". Per far valere le fondamentali differenze e la normale libertà di pensiero, la normale laicità delle istituzioni in uno Stato di diritto, in un'Italia ormai popolata da "laici devoti" e finti laici, il termine "ateo", di matrice religiosa, diventa necessario.
Non chiedetemi ora come mi sia venuta questa riflessione perché non lo so: pensiamo alle iniziali della formula matematica più nota del mondo: E = mc2 , energia eguale massa per velocità della luce al quadrato. Contiene le lettere E.C.M. di tutti e tre. Invero Ebrei, Cristiani e Musulmani condividono, in origine, lo stesso aeroporto, da dove nell’ordine per gli Ebrei decollò Elia sul carro di fuoco, per i Cristiani Gesù Cristo con propellente autonomo, per i Musulmani Maometto sul bianco cavallo alato. Potrebbero adesso, il loro saggi rappresentanti, grazie alla filologia, alla epistemologia e alla storia delle religioni, nell’anno 2011, considerare i loro testi di riferimento come narrazioni epiche e non come testi sacri, come insegna Mauro Biglino e altri esegeti e ricercatori laici per la Bibbia?
Pensate che meraviglia il c.d. dialogo interreligioso, da me sempre considerato utopia, che diventa realtà: gli ebrei rinunceranno a proclamarsi il popolo eletto e i cristiani vedranno in Cristo un saggio maestro di vita, pure realmente esistito ma non un dio incarnato né un uomo che nasce da una vergine e risorge dopo la morte. I musulmani, in questa ottica, saranno lieti: non sono il popolo eletto e per loro il dio biblico non si è mai incarnato. E tutti, credenti e "atei", vivranno felici e contenti.
Milano, 4. 3.2011
Giovanni Bonomo
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