Vincenzo Guarracino, "Giacomo Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani", La Nave di Teseo, Milano, 2021

"Gli italiani, rissosi e incapaci di collaborare al bene comune”, scriveva Giacomo Leopardi nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani”, un’appassionata riflessione sulla mentalità, il carattere e la moralità della società italiana di allora, che purtroppo bene rispecchia quella di adesso. Anzi, i difetti che Leopardi denunciava si sono oggi amplificati, perché la globalizzazione digitale attuata con Internet e i social network è stata solo per pochi, muniti di solide basi culturali, una risorsa: per i più è stata invece una dispersione di valori e una perdita di identità e senso critico. 

Una nuova edizione del celebre pamphlet viene riproposta quest’anno dal critico e poeta Vincenzo Guarracino, con un significativo corredo critico del testo leopardiano, che analizza parola per parola il minuzioso ritratto caratteriale e comportamentale degli italiani. 

Dall’osservatorio privilegiato della sua solitudine recanatese, Leopardi guarda ai suoi contemporanei per smascherarne vizi e limiti. Eppure questo testo, scritto tra la primavera e l’estate del 1824, sembra profeticamente parlare dell’oggi. Lucido e impietoso, disincantato, il ritratto che ne emerge degli italiani, nel progressivo tramonto di ogni illusione e grandezza, sullo sfondo delle altre nazioni europee “con più vita” e “con più società” rispetto al nostro Paese. 

A meno che si riesca a superare, dice Leopardi, ogni individualismo e sfiducia nel presente, per aprire a diverse speranze e prospettive, a una rinnovata civiltà che ponga a fondamento del proprio agire il PENSARE al bene comune anziché il CREDERE al proprio individuale ed esclusivo tornaconto. 

L’Italia gli appariva come una nazione in cui non c’è convivenza civile, ma rivalità, perché non si collabora tutti al bene comune: in essa mancano quei necessari legami che fanno di una collettività una società buona, un popolo di “fratelli” fondato su una morale universalmente valida prima che su leggi discutibili. 

Leopardi ci invita a prendere coscienza della necessità di una nuova etica, di una “scienza dell’uomo”, intesa come nuovo modo di porsi nel mondo senza illusorie metafisiche dell’aldilà ma nella consapevolezza della finitezza dell'esistenza, in modo da stare insieme al meglio con gli altri esseri mettendo al centro la collaborazione e la condivisione. 

E’ ciò che da anni “predico” nella mia attività di promotore culturale, con il mio Centro Culturale Candide, e ora nella veste di studioso dell’economia collaborativa e della DeFi finanza decentralizzata, resa possibile dalla tecnologia della blockchain, nella convinzione che bisogna rinnovare il pensiero e raggiungere quella unica e vera spiritualità che solo la cultura e il sapere possono dare.

Milano, 23. 3.2021    Giovanni FF Bonomo - Candide C.C.



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