Il salto oltre la specie.

Come osserva Piergiorgio Odifreddi[i], lo scienziato Niels Bohr, il cui schema semplificato della struttura dell'atomo che ispira il logo del mio C.C.C. - fior di loto stilizzato a forma di atomo -, ha esemplificato il principio di fisica quantistica della sovrapposizione di stati attraverso la complementarità di varie opposizioni: osservatore e osservato, soggetto e oggetto, finalismo e meccanicismo, mente e cervello, istinto e ragione, libertà e condizionamento, sentimento e pensiero, scienza e arte, etc. E l’ha considerato come l’espressione di un livello profondo di comprensione, sostenendo che “le verità superficiali sono quelle la cui negazione è contraddittoria, e le verità profonde quelle la cui negazione è ancora una verità”.

Le connessioni con il taoismo orientale sono evidenti. Al punto che, quando nel 1947 gli fu conferita l’onorificenza dell’Ordine dell’Elefante, Bohr scelse come stemma araldico il diagramma taijitu, il noto cerchio bianco e nero che rappresenta la complementarità dello yin e dello yang. E sottolineò il concetto con il mottoContraria sunt complementa.

Queste connessioni, osserva ancora il saggista e matematico torinese, vennero divulgate poi negli anni ’70 dall’opera Il Tao della fisica, di Fritjof Capra. Ma già avevano certamente ispirato un altro dei padri fondatori della meccanica quantistica, Erwin Schroedinger, che nell’autobiografico La mia visione del mondo ammise esplicite dipendenze intellettuali tra il proprio lavoro e la filosofia del Vedanta. In particolare, nell’appendice di Che cos’è la vita?, Schroedinger espresse la sua fede nella coincidenza dell’atman personale e del Brahaman universale. E arrivò a dichiarare aham brahmasmi, “io sono Brahman”, che richiama quel Deus factus sumdei nostri mistici medioevali.

La conoscenza condivisa è quel processo di apprendimento e di comunicazione collettivi che crea una sorta di supermente o General Intellect. Nel campo del diritto richiama il fenomeno dell’Open Source, frutto di un processo di formazione continuativa e decentrata della conoscenza, condivisa da più programmatori che sommano le loro intelligenze, e nel campo della filosofia riconduce a quello “spirito universale” dell’umanità rinvenibile negli scritti di Hegel e poi anche di Nietzsche.

Ma si tratta semplicemente di quello stesso spirito di ricerca scientifica che si basa sulla condivisione delle informazioni. L’evoluzione finale dell’umanità sarà di scoprire la matrix , il vero codice sorgente non di un software, ma della nostra specie. La rivoluzione industriale ci ha portato le scoperte della meccanica, della chimica, della termodinamica. Quella in cui stiamo entrando sarà la rivoluzione dell’informatica e della biologia. Per ora i due percorsi procedono ancora relativamente separati: l’informatica verso ciò che viene chiamata “intelligenza artificiale” o “non biologica” e, più in prospettiva, verso i computer quantistici; labiologia verso il controllo e la replica in laboratorio dei meccanismi evolutivi del vivente.

Da un certo momento in poi le due strade si unificheranno a un livello che già qualcuno chiama “bioconvergenza”: la nuova alleanza tra intelligenza umana e quella non biologica. E sarà allora che avremo davvero sfondato la soglia, che avremo fatto il “salto quantico”, entrando nella singolarità che ci aspetta. Andandooltre la specie, ci affrancheremo da ogni tipo di malattia e di mortalità biologica, saremo basati più sul silicio che sul carbonio. Non saremo più definiti dai nostri limiti naturali, ma dal fatto di averli aboliti. Intanto la disponibilità completa del patrimonio genetico della specie e la possibilità di intervenire su di esso si stanno avvicinando, in modo da renderci garanti delle altre specie sul pianeta. Abbiamo vinto, anche per conto di tutte le specie meno fortunate di noi, alla lotteria dell’evoluzione, e tocca a noi adesso, alla nostra civiltà, farsi carico di ogni specie protetta e preservare la salute del nostro pianeta.

Già adesso possiamo comprendere che siamo tutti fatti della stessa energia, come venne intuito da Wilhelm Reich con la sua teoria dell’orgone, energia primordiale e fondamentale che spiega la vita, e già oggi potremmo fare a meno, finalmente, di inventarci divinità aspettando le meravigliose scoperte che continua a fare la scienza. Con le “verità rivelate” ci siamo creati un “Dio” che è solo la personificazione del bisogno di credere, della pigrizia intellettuale, come l’orfano che fa di tutto per immaginare il padre che lo ha messo al mondo invece di chiedere e cercare. E solo con un atteggiamento umile, ma operoso e non rassegnato, di fronte all’immensità dell’universo, il vero ricercatore potrà comprendere la verità.

Noi, parte dell’universo, crediamo ancora, nell’anno 2011, di essere stati creati (teismo), o di essere nati per caso senza avere un senso (ateismo). L’uomo finalmente capirà che è proprio lui il costruttore di se stesso e dell’universo, che non è diverso da lui, che è la manifestazione della stessa energia.

Giovanni Bonomo, 1 ottobre 2011




[i] In “Caro papa, ti scrivo”, Mondadori, 2011, p. 83 - 84



Commenti

Post popolari in questo blog

Mitridatizzati e anestetizzati proseguiamo verso il baratro

Cristianesimo religione politeista?

Much ado about nothing